MOZIA
Una
piccola isola in mezzo ad una laguna, così piccola da non
far supporre di aver avuto parte nella storia della grande isola,
la Sicilia. Eppure su San Pantaleo, suo nome odierno, i Fenici diedero
vita ad una prosperosa colonia. La posizione strategica, circondata
dalle acque basse della laguna dello Stagnone,
e naturalmente protetta dalla vicina Isola Longa, la resero un obiettivo
ambito sia dai Cartaginesi che dai siracusani. Ed è proprio
a causa di questi ultimi che Motya venne completamente distrutta
e presto dimenticata, per essere poi riscoperta alla fine del secolo
scorso.
UN
ANGOLO FENICIO
Mozia
è un'antica colonia fenicia fondata nell'VIII sec. a.C. su
una delle quattro isole della laguna dello Stagnone, l'isola di
San Pantaleo (nome datole in periodo alto medievale da monaci basiliani
trasferitisi sull'isola). Il nome di Motya, probabilmente dato dagli
stessi Fenici, significherebbe filanda e sarebbe collegato alla
presenza di stabilimenti per la lavorazione della lana, qui impiantati.
L'isola, come la maggior parte delle altre colonie fenicie, era
una stazione commerciale e doveva fungere da punto di attracco per
le navi fenicie in rotta nel Mediterraneo. Sempre nell'VIII sec.
inizia la colonizzazione greca, che si concentra soprattutto nella
parte orientale della Sicilia, i Fenici ripiegano quindi sulla parte
occidentale e Motya accresce la sua importanza divenendo una cittadina.
Nel VI sec. si acuiscono i contrasti tra Greci e Cartaginesi per
il predominio sulla Sicilia e Mozia viene coinvolta; si arriva a
cingerla di mura che ne permettano una difesa migliore. Nel 397
Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, assedia la città
e pone fine alla sua esistenza. Gli abitanti si rifugiano sulla
terraferma nella colonia di Lilibeo, l'attuale Marsala.
La riscoperta di Motya è legata al nome di Giuseppe Whitaker,
un nobile inglese della fine dell'800 la cui famiglia si era stabilita
in Sicilia ed aveva avviato un fiorente commercio di esportazione
di vino Marsala. Sull'isola si erge l'abitazione dei Whitaker, oggi
trasformata in museo.
Accesso
e visita - Lasciare la macchina all'imbarcadero. Il collegamento
con la terraferma è assicurato dai pescatori.
Fino al 1971 si poteva raggiungere l'isola anche a bordo di un carretto
trainato da un cavallo lungo il tracciato di una strada fenicia
che collega l'isola alla terraferma. Dato che la strada si trova
appena sotto il pelo dell'acqua si aveva la strana sensazione che
il carretto "camminasse sull'acqua". Era questo il mezzo
più comune per il trasporto dell'uva Grillo coltivata sull'isola
dal XIX sec, ed utilizzata per la produzione del Marsala. Si giunge
in prossimità dell'isola accolti da una profusione di profumi
e di colori: la vegetazione, di tipo mediterraneo, è rigogliosissima
soprattutto in primavera, e già in sè costituisce
un valido motivo alla visita. Al centro sorge la bella abitazione
ottocentesca dei Whitaker che ospita il museo.
Scavi
- Un sentiero permette di effettuare il periplo dell'isola e di
scoprire i resti della città fenicia (1 h e 30 mm circa.
Si consiglia di percorrerlo in senso antiorario).
Fortificazioni
- L'isola era naturalmente protetta dall'attuale Isola Longa, un
tempo penisola, dalla terraferma e dalle acque poco profonde della
laguna che rendevano molto difficile un attacco. Per aumentare le
difese naturali, nel VI sec. a.C. Mozia venne anche cinta da mura
lungo le quali si innalzavano torri di guardia. Le mura vennero
modificate e rafforzate anche in epoche successive.
Lungo il percorso si incontrano ancora resti delle torri, in particolare
la torre orientale (a base rettangolare) con la scalinata di accesso.
Porta
Nord - Delle due porte che consentivano l'accesso alla città,
questa era la principale ed è la meglio conservata. Si vedono
i resti delle due torri che la fiancheggiavano. Alle spalle della
porta si può ancora vedere parte del lastricato della strada
principale della cittadina, con ancora i segni delle ruote lasciate
dai carri.
Verso
il mare invece si delinea la strada lastricata che congiunge Mozia
alla terraferma (in località Birgi) e che si trova appena
sotto il pelo dell'acqua. Lunga circa 7 km era larga tanto da consentire
il passaggio contemporaneo di due carri, il tracciato e ancor oggi
evidenziato da "cippi" che emergono dall'acqua. I più
arditi possono percorrere la strada a piedi (meglio se muniti di
sandali di gomma).
Oltrepassare la porta e percorrere la strada principale.
Cappiddazzu
- E' la zona che si erge alle spalle della porta Nord. Tra le costruzioni
si riconosce un edificio a tre navate che aveva probabilmente una
funzione religiosa.
Ritornare
verso la riva.
Necropoli
- Una serie di pietre tombali e di urne caratterizzano la necropoli
arcaica ad incinerazione. Esisteva inoltre una seconda necropoli
sulla terraferma, in località Birgi, proprio in corrispondenza
della "strada sommersa".
Tophet
- Designa l'area sacra, un santuario a cielo aperto ove venivano
deposti i vasi contenenti i resti dei sacrifici umani. Una pratica
diffusa era l'immolazione dei primogeniti maschi.
Proseguendo
si scorge in mezzo al mare l'isoletta di Schola, la più piccola
tra le isole dello Stagnone, caratterizzata da tre casolari rosati
e senza tetto.
Cothon
- E' un piccolo bacino artificiale di forma rettangolare collegato
al mare aperto da un canale. Non è ancora stato scoperto
a cosa servisse realmente. Alcuni suppongono che potesse fungere
da porto per imbarcazioni piccole e leggere che facevano probabilmente
la spola tra l'isola e le navi ancorate allargo, per il carico e
scarico merci.
Porta
Sud - Si trova subito dopo il porto ed ha due torri ai lati,
come la porta Nord.
Casermetta
- Si tratta di una costruzione militare di cui si vedono ancora
gli elementi verticali.
Casa
dei Mosaici - E' chiamata così per la presenza di due
bei mosaici in Ciottoli bianchi e neri, raffiguranti un grifo alato
che insegue una cerva ed un leone che assale un toro.
Museo
- Vi sono esposti oggetti rinvenuti sull'isola stessa, a Lilibeo
(Marsala) e nella necropoli di Birgi, sul litorale di fronte a Mozia.
Nel cortile, davanti all'edificio, si trova una serie di stele provenienti
dal Tophet. Le ceramiche fenicie puniche sono di forma semplice
e poco decorata, ma i vasi corinzi, attici e talioti importati,
si ornano di figure nere o rosse. La collezione di sculture comprendi
statuette di divinità madri, come la statuetta della Grande
Madre, testine di terra Cotta d'influenza greca ed il superbo Efebo
dl Mozia, figura nobile dal portamento fiero e dalla lunga veste
a piegoline di sicuro influsso greco.
Casa
delle Anfore - E' situata alle spalle del museo, dietro le case.
Deve il nome a fatto che vi hanno rinvenuto un considerevole numero
di anfore.
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